domenica 15 maggio 2016

La foresta dei sogni (G. Van Sant)



Mi sono sempre chiesta come mai le traduzioni italiane dei titoli dei film vadano, nella maggior parte dei casi, a far perdere (se non addirittura a stravolgere) il senso del titolo nella lingua originale. Questa è la domanda che mi sono posta, ancora una volta, non appena è comparsa davanti ai miei occhi la spettacolare ripresa dall’alto della foresta di Aokigahara…un mare di alberi (The sea of trees, appunto). Il dolce, quasi fiabesco, titolo italiano non ha proprio nulla a che vedere con la sofferenza del protagonista, palpabile già dalle primissime inquadrature, né tantomeno con la foresta (realmente collocata ai piedi del Monte Fuji), tristemente nota come la “foresta dei suicidi”. Un caso in Giappone, tanto che il governo nipponico, a fronte dell’altissimo numero di persone che ogni anno vi si reca per porre fine alla propria esistenza, ha fatto installare telecamere per controllare gli accessi, istituendo vere e proprie squadre di ricerca e soccorso e cercando (spesso invano) di dissuadere almeno qualche aspirante suicida mediante cartelli che invitano a desistere dal drammatico gesto e a riconsiderare la bellezza della vita.
Sicuramente a nulla servono questi cartelli nel caso di Arthur Brennan, docente di fisica divorato dai sensi di colpa e dal dolore per la perdita della moglie Joan. Dopo averli letti, imbocca il sentiero di ingresso e comincia ad addentrarsi sempre più nel fitto groviglio di alberi, portando con sé solo un flacone di pillole ed una bottiglietta d’acqua. Proprio quando è ad un passo dal portare a termine il suo scopo, compare, come dal nulla, il giapponese Takumi: debole, barcollante, sporco di sangue e con i polsi inequivocabilmente tagliati…eppure così forte nel proposito di voler uscire da quel luogo di dolore e di morte, per tornare dalla sua famiglia. Qualcosa lega Takumi ad Arthur e soprattutto a Joan, qualcosa che sarà chiaro solo nel finale...
Significativa la (solo iniziale) contrapposizione tra il razionalismo occidentale dello scienziato Arthur e la spiritualità orientale di Takumi, per il quale la foresta è un luogo abitato dagli spiriti, un “purgatorio” nel quale le anime hanno la possibilità di espiare le loro colpe per poi giungere alla redenzione finale. 
Man mano che, mediante l’uso di flash-back a tratti un po’ improvvisati, Van Sant ci narra la storia di Arthur e le vicende che lo hanno condotto ad un passo dal baratro, la foresta perde sempre più l’atmosfera desolata ed inquietante dell’inizio. Quegli alberi, costellati di cadaveri, scheletri, foto, disperati messaggi di addio, diari, peluche, d’un tratto diventano meno spaventosi e sembrano accogliere, e quasi abbracciare, il tormento del protagonista. Un uomo come tanti, né migliore né peggiore di altri, nel quale ognuno di noi potrebbe per qualche aspetto rivedersi, soprattutto quando, a seguito di un evento particolarmente doloroso, ci troviamo a fare il punto sulla nostra vita…a chiederci se le nostre scelte hanno avuto un senso, se siamo stati capaci di capire e apprezzare le cose veramente importanti, dando valore ai sentimenti e agli affetti prima che la vita ce li togliesse.
Una drammatica storia d’amore, l’amore di un uomo e di una donna che, dopo anni di matrimonio, non riescono più ad esprimersi il forte sentimento che ancora li lega, ma solo l’insoddisfazione per un rapporto nel quale non si riconoscono più ed il rancore per tutte quelle volte in cui, invece di tentare di comunicare, sono stati solo capaci di farsi reciprocamente del male. Una coppia che riscopre la complicità e la tenerezza solo quando ormai è troppo tardi.
Eppure “La foresta dei sogni” non è un film di rassegnazione, di sconfitta e di morte, ma un film che scava nell’animo del protagonista (e nel nostro), un percorso di consapevolezza e rinascita. Un’intensa e profonda celebrazione dell’Amore e della Vita.

1 commento:

  1. Cara Lucy, spesso siamo noi difficili da accontentare, e se ascolti il tuo istinto, sarà difficile trovare ciò che vuoi!!! Mentre se tu ti accontenti, e approfondisci che che hai scelto ti sentirai sempre ha tuo agio.
    Ciao e buona giornata cara amica, con un abbraccio e un sorriso:)
    Tomaso

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