lunedì 18 aprile 2016

L'equilibrio delle donne.

Alla fine ho deciso di provarlo. Ovviamente parlo dell’infuso della Yogi Tea dal nome così pretenzioso.


Per chi non lo conoscesse, è un infuso ayurvedico che contiene: foglie di lampone, liquirizia, citron verbena, cannella, melissa, zenzero, timo, lavanda, origano, cardamomo, pepe nero, chiodi di garofano. Costa intorno ai 4 euro e all’interno ci sono 17 filtri, ciascuno incartato nella sua bustina. Come si deduce dal nome, è un infuso pensato per le donne, anche se ovviamente può berlo chiunque. Questa la descrizione che ne dà l’azienda:

La tisana Equilibrio delle Donne di Yogi Tea trova spunto nella mitologia Hindu dove le divinità femminili sono rappresentate con molte braccia. Si tratta di un simbolo che indica la capacità di realizzare molte cose simultaneamente. Questo non solo negli aspetti materiali della vita, ma anche per quanto riguarda le forze della natura che governano il corpo e la psiche. Questa delicata miscela di erbe e spezie è un aiuto efficace per riequilibrare tutti i vari aspetti della vita femminile.

Ero curiosa di provarlo già da un po’ di tempo, anche perché ne avevo sentito parlare parecchio, così quando l’ho visto nella vetrina di un negozio biologico della mia città ne ho approfittato subito. Avevo letto diverse recensioni entusiastiche di donne che, oltre a decantarne il buonissimo sapore, gli attribuivano addirittura proprietà benefiche contro la fastidiosa sintomatologia che precede e/o accompagna il ciclo. In particolare, in molte riscontravano una buona efficacia nel contrastare (o almeno ridurre) sintomi come irritabilità, stanchezza, gonfiore e dolori mestruali.

Vi dico subito che questo infuso mi è piaciuto moltissimo, tanto che è entrato subito nella “top ten” delle mie tisane preferite. In particolare, ho apprezzato il suo ottimo sapore speziato ma non pungente (a patto che amiate la liquirizia e la cannella, che sono le due note predominanti) ed il suo buon potere rilassante, per nulla inferiore a quello della camomilla. Per onestà però vi devo dire che, sul fronte più specificamente “femminile”, non ho riscontrato gli strabilianti effetti di cui sopra. Personalmente sono dell’idea che per contrastare il mal di testa, la spossatezza, i crampi etc. ci voglia ben altro che una tisana! A meno che, ovviamente, non siate di quelle donne fortunate che non risentono più di tanto di questa fastidiosa sindrome.,,  
Tuttavia questo infuso mi sembra una validissima alternativa alla camomilla, per quei momenti in cui si fa più fatica a dormire, ci si sente un po’ nervose e stressate o ci si vuole semplicemente concedere un piccolo e piacevolissimo momento relax.


sabato 9 aprile 2016

Pillole di trasloco.

Le alzatacce prima dell'alba, intere giornate in piedi tra montagne di scatoloni e quantità industriali di polvere.

I litigi, di quelli stupidi, legati al nervosismo e alla stanchezza.

Il fastidio all’idea che dei perfetti sconosciuti stiano rovistando e toccando tutte le tue cose, comprese quelle più intime.

L’ammirazione verso questi uomini altissimi e superforzuti, che come le formiche imballano e sballano tutto in tempi record, sollevando pesi che sembrano al di là della forza umana.

La desolazione di stanze completamente spoglie e rimbombanti.

I pranzi e le cene in piedi a base di biscotti e merendine (visto che tutto il resto non si sa dove sia), ridendo come scemi per quella sistemazione tragicomica.

Il magone nel dare un ultimo sguardo alla tua vecchia casetta e nell’uscire per l’ultima volta da quel viale, nel quale sei entrata milioni di volte pensando: “eccomi a casa”.

La malinconia rivedendo, come tanti piccoli flash, 26 anni della tua vita tra quelle mura. La bambina, l’adolescente, la ragazza, la donna. I ricordi vivono dentro di noi e nessuno ce li può togliere…ma dire addio a quella casa intrisa di momenti più o meno importanti è un po’ come chiudere con un pezzo enorme della tua vita.

L’emozione nell’entrare in quella casa nuova nuova, studiartene ogni singolo angoletto e pensare compiaciuta: “com’è bella”.

La strana sensazione di svegliarti e di vivere in una casa che non ti sembra la tua, come se fossi in albergo oppure ospite a casa di qualcuno.

La confusione nel trovare una camicetta in uno scatolone di libri e cartelline…o nel veder sbucare da un altro scatolone, in mezzo a barattoli di pelati, legumi e sottaceti una civetta di peluche!

La gioia nel veder ricomparire, piano piano, gli oggetti della tua vita quotidiana da quella valanga di cartoni e renderti conto che, sia pure molto lentamente, sta ricominciando una specie di “vita normale” dopo quei giorni di abbrutimento e stanchezza.

L’emozione nel pensare che è iniziato un nuovo capitolo della tua vita e la speranza che questa casa nuova possa essere il teatro di tanti momenti belli che verranno. 


venerdì 1 aprile 2016

Pesce d'aprile: come nasce e da dove deriva?

Mi sono sempre chiesta da che cosa derivasse l’usanza di farsi scherzi proprio il 1° aprile, e perché si chiamasse Pesce d’aprile. Così ho fatto un giretto in rete ed ho reperito qualche informazione. 

Innanzitutto, a quanto pare, le origini del tradizionale Pesce d'aprile, ricorrenza che si tramanda da secoli in molti Paesi del mondo, sono incerte e le ipotesi sono numerose.

Non si conosce esattamente il periodo in cui ebbe inizio, né per opera di chi. Gli studiosi di tradizioni popolari forniscono diverse versioni (basate più su congetture teoriche che su dati antropologicamente provati) che avvolgono la nascita di questa tradizione in un alone di mistero.


Si dice, per esempio, che il primo Pesce d'aprile sia stato ordito in Egitto, intorno al 40 a.C., addirittura da Cleopatra, quando sfidò l'amante Marco Antonio a una gara di pesca. Lui tentò di fare il furbo, incaricando un servo di attaccare all'amo una grossa preda che lo avrebbe fatto vincere. Ma Cleopatra, scoperto il piano, diede ordine di far abboccare un grosso finto pesce in pelle di coccodrillo.


L’ipotesi più accreditata negli ambienti accademici fa risalire l’origine del Pesce d’aprile ad un periodo antecedente al 154 A.C., quando il primo di aprile segnava l’inizio dell’anno. Più tardi, la Chiesa soppresse la festa stabilendo l’inizio dell’anno il primo di gennaio. La vecchia tradizione continuò comunque a sopravvivere tra i pagani che per questo venivano derisi e scherniti.

Più in generale vi è chi sostiene che l'usanza derivi semplicemente dalle prime pesche primaverili, agli inizi di aprile appunto, quando era frequente che i pescatori ancora non trovassero pesci sui fondali e, tornando in porto a mani vuote, suscitassero l'ilarità dei compaesani.


Una diversa teoria fa riferimento invece alla riforma gregoriana del calendario. Fino al 1582, infatti, il Capodanno veniva festeggiato tra il 25 marzo e il primo aprile. A seguito della riforma da parte di Gregorio XIII,  il capodanno fu spostato al primo gennaio. Non tutti però si abituarono subito al cambiamento e questi vennero chiamati gli "sciocchi d'aprile".


Un’altra ipotesi, abbastanza diffusa, chiama in causa invece il rito pagano, legato all’antico calendario giuliano, quando il primo di aprile segnava l’inizio del solstizio di primavera. Terminato l’inverno, l’avvento della stagione primaverile segnava il rinnovamento della terra e della vita. In questa occasione, tra il 25 di marzo e il primo di aprile, si usava propiziare gli dèi offrendo doni e facendo sacrifici in loro onore. La festa era anche occasione per esprimersi in massima libertà con lazzi, burle e buffonerie.


Quali che siano le origini di questa tradizione burlesca, indubbio è il fatto che oggi si assiste a una vera e propria gara alla ricerca dello scherzo più fantasioso e meglio riuscito. E allora attenzione al